Ferruccio Spallanzani nasce il 15 marzo 1922 a Mestre dove il padre, di origine modenese, ha un negozio di latticini e commercia in formaggi. In questa città, riceve una buona educazione e studia anche pittura e violino. Quando gli affari vanno a rotoli, la famiglia è costretta a ritornare nella città d’origine, Modena.
Ferruccio che ha dieci anni, trascorre vuote giornate con amici e non si distingue certo per passione negli studi. Un sacerdote, incontrato per caso, gli fa conoscere un padre cappuccino con cui il ragazzo fa presto amicizia e che lo prepara a ricevere la Prima Comunione. Insieme con l’amico frate, visita il Seminario Serafico di Scandiano dove entra poco dopo, all’età di undici anni.
Il carattere esuberante ed irruente e la forte personalità di Ferruccio si rivelano in ogni ambito di vita del seminario e pongono a dura prova i superiori che, nonostante tutto, lo ammettono al noviziato di Fidenza; qui, il giovane diventa fr. Raffaele da Mestre.
A 17 anni, il neo professo, preso per mano da Maria, scopre il sentiero dell’Amore e comincia a percorrerlo con l’ardore della giovinezza. Il cammino di formazione lo porta prima a Piacenza e poi a Reggio E. dove compie gli studi di teologia. L’iter formativo, a causa della minaccia rappresentata dalla seconda guerra mondiale, viene continuato a San Martino in Rio.
Il giovane frate esperimenta per la prima volta la realtà ospedaliera quando viene ricoverato a Scandiano per una grave forma di pleurite. Fa la convalescenza a Gaiato di Pavullo nel Frignano e, nel sanatorio di questa località, incontra suor Rosa Pellesi, ora Beata; la loro comprovata affinità spirituale li porta a farsi la promessa reciproca che il primo che sarebbe salito al Cielo avrebbe dovuto chiamare l’altro.
Pochi mesi dopo, il 22 dicembre 1945, viene ordinato sacerdote nella cripta del duomo di Modena; nessuno dei suoi familiari è presente. D’altra parte, anche il lungo cammino di formazione lo ha visto quasi sempre solo.
I superiori lo inviano come professore nel seminario di Pontremoli: un lavoro non eccessivamente faticoso per rimettere in sesto la sua malferma salute. La tubercolosi, però, lo ghermisce e lo prostra per lunghi mesi. Dopo due anni, ritiene di essere in grado di partecipare alla “peregrinatio Mariae” organizzata nella Diocesi di Reggio Emilia. Durante un trasferimento della statua della Madonna Pellegrina, lui che siede nella parte posteriore della Jeep ai piedi della Vergine, viene sbalzato a terra in piena velocità. Nell’incidente, la schiena e una gamba subiscono gravi conseguenze. Comincia una febbre insistente che lo costringe spesso a letto.
In seguito, apprende con gioia di essere destinato al Santuario della Beata Vergine della Salute di Puianello da poco passato alla cura pastorale dei Cappuccini: essere nella casa di Maria lo gratifica spiritualmente.
La malattia, sempre in agguato, lo colpisce ancora e, nel 1949, è ricoverato nel sanatorio “Ospedale al mare” del Lido di Venezia. Da questo momento è tutta una via Crucis di operazioni chirurgiche, ricoveri, ricadute, cliniche, sanatori e ospedali. Le camere di degenza dove passa buona parte della sua vita, sono un porto di mare e diventano un faro di diffusione di gioia spirituale, di amore e di pace. Solo quando la malattia e le cure non gli lasciano neppure un attimo di tregua agli spasimi del dolore, fa affiggere alla porta il cartello “Frate in restauro” e invita a tornare.
Ogni volta che i medici glielo consentono, chiede un incarico pastorale; viene inviato a Pavullo e a Piacenza. Tra un ricovero e l’altro, si arriva al 1962, quando la paralisi lo costringe alla sedia a rotelle che sarà il suo altare quotidiano fino alla fine della sua breve esistenza. Il suo pellegrinare alla ricerca di un impossibile sollievo al male fisico moltiplica la lista delle varie località che frequenta: Venezia, Torino, Gabicce, Forte dei Marmi, Losanna, Padova, San Giovanni Rotondo dove incontra San Padre Pio. A Loreto e a Lourdes, chiede solo aiuto spirituale alla sua amatissima Madre. Nonostante il suo declino fisico continui, eccolo a Salsomaggiore, attivo nel settore giovanile dell’Azione Cattolica, ed infine, allo stremo delle forze, di nuovo al suo amato Santuario di Puianello.
Quella sua attività frenetica, nonostante la sofferenza che lo ha accompagnato tutta la vita, qui sembra moltiplicarsi. La sua giornata è scandita dalle preghiere, dalla Messa e dalle visite continue di persone che, da ogni parte d’Italia, cercano da lui sollievo e serenità; personaggi famosi del mondo dello spettacolo, dell’imprenditoria, della cultura e della scienza salgono la collina del Santuario per avere un colloquio con lui e per confessarsi. C’è spazio per tutti, specialmente per i giovani che accorrono numerosissimi alle sue catechesi di formazione. Dà vita ad una fraternità OFS (Ordine Francescano Secolare), favorisce in ogni modo le missioni cappuccine in Africa, istituisce l’Ora di Guardia e le Marce della Pace che, anche ora, dopo tanti anni, vedono migliaia di persone, ogni tredici del mese da maggio a ottobre, salire in processione verso il colle del Santuario della Beata Vergine della Salute. E la notte, oltre che alla preghiera, è dedicata alla stesura di decine di libretti formativi soprattutto per la gioventù.
Le forze ormai lo abbandonano e varie patologie intaccano sempre più il suo fisico. Quando gli recano la notizia che Suor Maria Rosa Pellesi sta per raggiungere il Cielo, egli esclama “Ci siamo!” e si prepara ad essere chiamato anche lui.
Riceve il sacramento dell’Unzione degli infermi ed è ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale. Quando non c’è più nulla da sperare, per esaudire il suo desiderio di morire nella casa della Madonna, viene riportato al Santuario. Muore durante il tragitto: sono le prime ore del 5 dicembre 1972. Suor Maria Rosa è stata di parola; lo ha preso per mano e lo ha condotto in Paradiso dove lei era già da cinque giorni.
Lasciamo la parola definitiva a Padre Raffaele: “La trama della mia vita è molto semplice e lineare: l’amore mi ha prevenuto e guidato per farmi piccolo e poter entrare nel regno di coloro che amano eternamente. E questo amore è Maria".
Martedì 13 maggio 2008 è stato aperto il Processo Diocesano di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Padre Raffaele da Mestre alla presenza di Mons. Benito Cocchi Arcivescovo di Modena - Nonantola. La tomba di P.Raffaele si trova all'interno del Santuario Beata Vergine della Salute di Puianello (Mo). Il 13 maggio del 2017 il medesimo Processo Diocesano è stato chiuso dall’Arcivescovo Mons. Erio Castellucci.
In caso di grazie ricevute per intercessione del Servo di Dio Padre Raffaele da Mestre si prega di comunicarle a Padre Carlo Folloni, Vice-Postulatore della Causa di Beatificazione di P. Raffaele.
L'indirizzo è il seguente:
Padre Carlo Folloni
Vicepostulatore
Ospedale Maggiore
Strada Abbeveratoia 4
43126 Parma
Cel. 339 3073554
Tel. 0521 702022
Fax. 0521 702904
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